Senza ritorno
Il seguente racconto è stato pubblicato per intero sull’antologia di racconti di Coye.Mag.
La famiglia di A. aveva pagato parecchio il suo viaggio oltremare, facendo debiti che gravavano sul bilancio domestico, e già da qualche settimana mamma Baba attendeva con crescente trepidazione qualche notizia e i primi contributi. Nelle preghiere serali che conduceva al posto del marito defunto, Baba elencava la salute di A. prima dei soldi per una nuova capra, di quelli per l’abito da sposa di Nani (la mediana), e di quelli per i libri scolastici di Momo (il terzogenito), perché era la variabile da cui dipendevano tutte le altre.
Con queste aspettative, e con il pensiero costantemente rivolto al di là del mare, è del tutto naturale che Baba non riconobbe il figlio maggiore quando, una mattina di settembre, aprì la porta di casa e se lo ritrovò davanti. Era tornato ma, poiché non lo aspettava, Baba rimase a guardarlo imbambolata finché Nani non si affacciò dal corridoio e iniziò a strillare.
«Ush, ush, dentro tu» disse la madre riscuotendosi dalla sorpresa e spingendo A. in casa «e zitta tu, brutta oca, che pensi, di essere al mercato? Così sveglierai mezzo paese!» Ma il paese doveva essere già ben sveglio quando A., un paio d’ore prima, era sceso dal pullman del mattino e si era avviato nel chiaroscuro
dell’alba per le stradine familiari, perché tutti già sapevano.
“Tornato”, ripetevano le donne al mercato, sottovoce ma non così tanto, scuotendo la testa al passaggio di Baba, mentre il pescivendolo accennava ai debiti accumulati e il verduraio rifiutava di farle credito.
“Tornato”, urlavano i compagni di Momo per sfotterlo, tanto che gli toccò farci a botte, e tornò a casa mezzo pesto e con la maglietta strappata, perché anche se se la cavava con le mani bene quanto con la testa, stavolta era solo contro troppi.
“Tornato?”, aveva chiesto a Nani il fidanzato, e non aveva detto altro né aveva voluto amoreggiare come al solito, per cui lei era tornata a casa presto, sgomenta e con un nodo in gola, trovando il fratello minore con un labbro spaccato e la madre a fissare la tavola vuota.
“Tornato”, ripeté Baba al marito morto quella sera in uno dei dialoghi che avevano spesso quando lei era turbata, tornato senza moglie, senza lavoro, senza soldi, senza un motivo, e l’enormità di tutto questo le stringeva il cuore e le rendeva molli le mani.
Nei giorni seguenti, il vero significato che l’intero paese attribuiva al ritorno di A. divenne evidente.
Momo continuò a fare a botte e a buscarne, finché decisero di toglierlo da scuola, tanto i soldi per i libri non c’erano, e tanti saluti alla possibilità che almeno uno dei fratelli proseguisse fino alle superiori. A Baba, finite le
mezze frasi, chiesero esplicitamente di restituire i soldi del debito. Poiché non li aveva, nessuno volle più farle credito. A. si ritrovò solo del tutto quando gli amici di una vita, che si stavano preparando a partire a loro volta, gli dissero che con un vigliacco non volevano avere a che fare, magari era pure contagioso.
Ma la notizia peggiore arrivò dopo una settimana.
Continua su Coye.Mag di Aprile 2021.